Dragonfly: ecco il drone nei cieli di Titano
La NASA con un documento ha voluto rendere noto i suoi obbiettivi scientifici, oltre a tutti gli strumenti che sono necessari per conseguirli, così come ha reso nota la futura missione di ricerca chiamata Dragonfly, il cui fine sarà esplorare Titano, una delle lune di Saturno.
L’anno di lancio che è stato fissato per la missione Dragonfly è il 2027. Quindi, scongiurando gli imprevisti di sorta, la sonda raggiungerà l’obbiettivo più meno verso la metà degli anni 2030. Titano è la sola luna del Sistema Solare che possiede una sua atmosfera densa con quantità importanti di materia allo stato liquido, non è acqua ma si tratta di idrocarburi. Ci sono tante dune di sabbia presenti nelle sue regioni tropicali, infatti, la zona equatoriale viene occupata da un grandissimo deserto, che è stato rinominato “mare di sabbia di Shangri-La”, dove qualche volta si possono formare delle tempeste di polvere, così che donano a Titano un aspetto che risulta essere tanto simile a quello che può avere Arrakis, il pianeta utilizzato per le vicende della saga Dune.
Dragonfly è un drone che viene dotato di otto rotori con dimensioni che si aggirano su un metro l’uno, e sarà il secondo veicolo che verrà comandato da remoto e che volerà in un’atmosfera non terrestre. Ciò avverrà dopo l’elicottero Ingenuity che è occupato su Marte, e sarà il primo in assoluto ad andare nei cieli di una luna aliena. Dragonfly non sarà la prima vera missione che si occuperà di questo satellite di Saturno.
Proprio sulla superficie della luna, in passato era già atterrata nel 2005 la sonda Huygens, che nacque da una collaborazione tra la NASA e l’ESA, grazie a loro abbiamo osservato con naturalezza delle meravigliose, ma anche particolari, fotografie di come sia l’ambiente su Titano. Anche un’altra sonda, Cassini, ha orbitato per almeno 13 anni attorno a Saturno, impiegando tutte le proprie capacità radio per provare a tentare di scrutare oltre quella che è la spessa coltre di nubi che circonda l’atmosfera del satellite.
Lo scopo di Dragonfly verterà in modo principale, ma non esclusivo, sul carattere astrobiologico. Il drone dovrà andare in cerca di biofirme, ovvero tutti quei processi biologici presenti o passati, potendo poi effettuare alcune misurazioni sulla chimica della superficie, includendo tutte quelle che riguardano le strutture molecolari che sono necessarie alla vita, oltre che a cercare di capire se Titano possa essere reso, nel tempo, tendenzialmente abitabile.
Il punto di atterraggio è stato previsto lungo l’Equatore della luna, ovvero a circa 700 km più a nord rispetto allo stesso sito di atterraggio dove andò la sonda Huygens. Da quel punto, Dragonfly dovrà procedere all’esplorazione del vasto deserto equatoriale, così da tentare anche di raggiungere il cratere dall’impatto di Selk, che viene considerato un posto ottimale per cercare altre tracce di vita.
La missione si svolgerà soprattutto durante l’inverno boreale. Il drone, ha un peso di circa mezza tonnellata, non dovrebbe aver problemi a volare, dato che la gravità su Titano risulta un settimo di quella terrestre, per cui ci saranno venti miti con atmosfera abbastanza densa, in modo da consentire il sollevamento.
Gli organizzatori di questa missione non prevedono che le precipitazioni, costituite da metano liquido, possano costituire un grande problema per Dragonfly, anche se non è ancora certo al 100%.
Il carico utile del drone verrà composto da otto telecamere scientifiche, inclusi due spettrometri e un trapano per prendere sostanze organiche complesse. Avrà con sé anche una stazione geofisica e meteorologica, inclusi 11 diversi strumenti che sono in grado di misurare la temperatura dell’aria, anche la pressione dell’aria, così come la velocità e la direzione del vento e l’umidità stessa.